Continua l’opera demolitrice della spending review. In chiusura altri 11 uffici territoriali all’Agenzia delle Entrate.
Non conosce sosta la massiccia azione della spending review che, in omaggio al DL 6 luglio 2012 n. 95 con le modifiche dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, nei prossimi mesi (dall’11 febbraio al 13 maggio) andrà a sopprimere 11 uffici territoriali all’Agenzia delle Entrate nelle regioni del Piemonte e del Veneto. Questi uffici si sommano ai precedenti 17 soppressi nel 2012 e così arriviamo a ben 28 uffici chiusi o in chiusura, in barba al presidio del territorio e alla lotta all’evasione fiscale.
E’ chiaro che partendo dal Nord Italia questo processo demolitorio di “razionalizzazione delle spese e … degli oneri connessi al loro funzionamento…” raggiungerà un po’ alla volta, per non ”accendere” troppo gli animi, tutte le regioni d’Italia.
Col taglio di questi uffici altri 200 lavoratori saranno costretti alla mobilità forzata, senza nessuna garanzia e con decine di chilometri da percorrere in più ogni giorno.
Quanti uffici alla fine saranno soppressi per soddisfare la linea di tagli e chiusure che, partita da Brunetta, ha avuto il massimo di esaltazione con Monti e il suo governo tecnico?
Quest’operazione fa il paio con l’accentramento del controllo e delle attività connesse nelle direzioni provinciali che ha già portato a un processo di mobilità diffusa o in alternativa al depauperamento professionale per i lavoratori che si sono trovati davanti, da un giorno all’altro, a questo negativo bivio ricattatorio.
E mentre non facciamo manco in tempo a sopportare agli ennesimi tagli, ecco all’orizzonte il mega accorpamento Agenzia delle Entrate con l’Agenzia del Territorio che sarà un vero tsunami organizzativo, dove le garanzie salariali e giuridiche per il personale raggiungeranno i minimi storici.
A fianco di questi stravolgimenti funzionali/organizzativi sull’altro piatto della bilancia non c’è nulla che vada a indennizzare o comunque a tutelare i diritti dei lavoratori delle Agenzie Fiscali, che sono da alcuni anni senza contratto (così come tutti i dipendenti pubblici), senza avanzamenti di carriera, con un salario accessorio dimezzato e con un inasprimento deciso dei carichi di lavoro e dell’orario di servizio al pubblico.
E intanto l’Agenzia delle Entrate, con pensionamenti e quant’altro, ha perso in pochi anni 6 mila unità, senza che si veda all’orizzonte un irrobustimento degli organici.
E allora, rispetto alla chiusura degli uffici, sono sufficienti le timide richieste d’incontro di vari sindacati o pensiamo che sia arrivato il momento di ribellarsi e alzare la testa?
O pensiamo che qualche interpello o posizione organizzativa qui e la possa “illuminarci” sul nostro futuro lavorativo, da renderci completamente inoffensivi?
O siamo talmente entusiasti del prossimo redditometro/redditest e delle performances mediatiche con Fiorello, da stare sempre zitti?