Comunicati - Volantini Statali
Lettera aperta al Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan
Egregio Ministro,
leggiamo con stupore dell’indagine avviata dalla Procura della Repubblica e della fuga di notizie relative ad atti legislativi, a seguito di una vostra denuncia. Ci chiediamo come mai lo stesso Ministero non sia sollecito a denunciare:
Aria fritta e stato di abbandono dei beni culturali
Il Governo Renzi non riserva che brutte sorprese per i lavoratori pubblici e non fanno certo eccezione quelli dei beni culturali.
Il neo ministro Franceschini prosegue sulla strada dello smantellamento accorpando le soprintendenze ma soprattutto riduce le dotazioni organiche chiudendo così la porta alla stabilizzazione dei precari.
L’ìdea è quella di privatizzare parte delle attività (la nostra proposta è ben altra ossia potenziare le attività a gestione dirette come quelle del restauro dei beni culturali) e promuovere mobilità selvagge tra ministeri, esternalizzare e privatizzare sempre più funzioni e servizi.
Le normative in materia di tempo determinato e apprendistato precarizzeranno ancora di più il rapporto di lavoro, al resto penseranno accorpamenti, spending review e tagli .
Eppure i beni culturali dovrebbero rappresentare il volano per attirare turisti e soldi, mentre invece la cultura è soggetta a tagli continui, uno scempio di cui conosciamo solo i casi più noti come il degrado di Pompei.
Per raggiungere lo smantellamento dei beni culturali non guarderanno in faccia ai lavoratori, alle loro condizioni di vita e men che mai ai salari con il blocco della contrattazione nazionale e decentrata sancito da anni a colpi di decreti legge.
Ci addolora il fatto che invece di mobilitare i lavoratori e le lavoratrici, Cgil Cisl e Uil preferiscano tacere e limitarsi a contrattare questioni di infima rilevanza lasciando insoluti i problemi reali che sono organici, stabilizzazione dei precari, inquadramenti giusti e rispettosi delle professionalità, processi formativi adeguati per creare profili professionali adeguati alle necessità, rinnovo dei contratti con aumenti reali.
Mentre qualcuno discute di aria fritta i nostri diritti vengono letteralmente calpestati e la cultura del quieto vivere impedisce alla stragrande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici di vedere lo stato di abbandono in cui ci troviamo ribellandosi a questo stato di cose
Cobas pubblico impiego pisa
Agenzia delle Entrate di Roma, lo sciopero spartiacque del 22 gennaio
L’Agenzia delle Entrate nel suo percorso da carrarmato, attraverso unilaterali ordini di servizio, è “impegnata” in un attacco senza precedenti all’orario di lavoro e di servizio dei 2 mila dipendenti degli uffici romani e della provincia, con una riduzione della flessibilità dell’orario, una manomissione del diritto alla pausa pranzo, un aumento indiscriminato di turni e carichi di lavoro agli sportelli del front office, tutto in cambio di qualche spicciolo salariale, per giunta pagato ad ore.
Cala dall’alto il nuovo orario di lavoro alle Direzioni Provinciali di Roma dell’Agenzia delle Entrate
In spregio alle più elementari relazioni sindacali l’Agenzia delle Entrate, con un unilaterale ordine di servizio, fotocopiato e pressoché uguale nelle tre Direzioni Provinciali, sferra un attacco frontale ai circa 2 mila lavoratori interessati. In un colpo solo, come un pugno in pieno volto, vengono pesantemente massacrati diritti e conquiste contrattuali.
Viene messa in discussione la pausa pranzo che diventa itinerante, a secondo dei turni imposti al personale e massificati per tutti indistintamente (minimo 11 al mese) e il diritto alla pausa di fatto diviene un optional come recita l’o.d.s. “…la pausa pranzo dovrà essere fruita compatibilmente con l’attività di erogazione dei servizi”.